Referendum: «Scuole devono restare in centro ad Aosta»
No alla scuola polmone a discapito dell’area sportiva di regione Tzamberlet, sì agli istituti nel cuore del capoluogo. E’ la sostanza del pensiero del comitato referendario “Sì le Scuole al Centro”, presentato venerdì pomeriggio nei locali del CSV di Aosta. Portavoce, e primi firmatari, del raggruppamento «che include professori, studenti, cittadini, forze politiche, ma anche tante associazioni sportive» sono Antonio Botti, Nina Cottone e il capogruppo di Alpe in consiglio comunale, Loris Sartore, che non usano mezzi termini per definire «assurda» l’idea di realizzare la scuola polmone.
No al trasferimento
«Vogliamo che le scuole rimangano in centro – sottlinea Antonio Botti – e per questo portiamo avanti un referendum che bocci la scelta poco oculata di spostare 1.300 studenti in una zona priva di servizi. Stiamo già ricevendo tante adesioni, con anche le associazioni sportive in prima fila per difendere una parte della città storicamente dedicata allo sport».
«Ripercussioni anche sul rendimento scolastico»
Scende nei dettagli Loris Sartore, che ricorda come il quesito referendario «chiede ai cittadini se vogliono che l’area sportiva di Tzamberlet, in cui sono concentrate le maggiori strutture regionali, rimanga tale, senza essere invasa dal cemento di un polo scolastico abnorme».
Il capogruppo di Alpe spiega le motivazioni: «Con la realizzazione si andrebbe a sottrarre suolo al tempo libero e alle attività sportive. L’idea del cambio di destinazione è assurda, tanto da essere stata criticata anche dall’architetto Fubini, che ha realizzato il piano regolatore aostano: si tratta di una scelta al di fuori degli schemi di pianificazione, ma anche dalle normali regole del buon senso». Infatti, secondo Sartore, questo porterebbe a una rivoluzione per gli studenti «ora raggruppati in un raggio di circa 600 metri» che dovrebbero così «cambiare le proprie abitudini, a cominciare dal 60% di coloro che vengono da fuori Aosta. Molti si troverebbero a dover partire anche un’ora prima per raggiungere le scuole (sempre se riescono a trovare le coincidenze) con notevoli conseguenze anche sul rendimento scolastico».
Sartore sottolinea anche l’errore di «delocalizzare il maneggio con conseguente aggravio di costi», ma soprattutto la presenza di «molti edifici esistenti da recuperare che potrebbero essere sfruttati, come Saint-Benin, per non parlare dello spazio disponibile all’interno dell’area dedicata alla reazlizzazione della nuova università». Il capogruppo di Alpe parla anche di un «problema palestre», dato che ne verrebbero realizzate solamente due «invece delle quattro necessarie» e punta il dito sulle ricadute: «I commercianti lamentano grosse perdite. Basta con le scelte calate dall’alto».
«Recuperiamo il Maria Adelaide»
Loris Sartore affronta anche il lato economico. «La nuova scuola costerebbe 25 milioni di euro – esclama -. Con un investimento dai 12 ai 13.5 milioni si potrebbe riqualificare il Regina Maria Adelaide, un istituto che dal 2001 al 2015 ha vissuto già numerosi interventi, non ultimo l’allacciamento al teleriscaldamento. Se si volesse anche rialzare l’ultimo piano, ora non utilizzato, si arriverebbe a 15 milioni di euro, messa a norma antismica compresa».
«Difendiamo l’accesso alla cultura»
Parla di aspetti pratici l’insegnante Nina Cottone: «Gli studenti hanno il diritto di accedere ai luoghi della cultura senza ulteriore sacrifici – afferma -. Senza dimenticare il fatto che le scuole sono un importante centro di aggregazione, anche per gli anziani e gli immigrati, come dimostra il Manzetti: non ha senso penalizzare anche chi usa i mezzi pubblici».
«Danno economico e di immagine»
Parla di un importante «danno economico e di immagine per la città» la consigliera della Lega Nicoletta Spelgatti. «Usciti da scuola, i ragazzi rimangono in centro, in futuro non sarebbe più possibile, con gravi ripercussioni su una zona già messa a dura prova. Lo stesso di può dire per i genitori: questa sarebbe l’anticamera del degrado. Non parliamo poi dei flussi di traffico, visto che si costringerà a utilizzare l’auto anche chi finora si muoveva a piedi».
Luca Lotto del Movimento 5 Stelle stigmatizza, invece, la risposta del sindaco Fulvio Centoz: «E’ assurdo dire che per nominare la commissione di valutazione del quesito referendario si dovrà cominciare ad affrontare dei costi: la democrazia partecipata non ha prezzo, soprattutto alla luce del fatto che per gli incarichi non si è mai lesinato sulle spese».
«Subito un confronto in Regione»
La domanda che non può mancare riguarda una delle principali accuse mosse dal primo cittadino al Comitato referendario, che vede la nutrita presenza di Alpe, ora in maggioranza in Regione: «Ma vi siete già confrontati con l’assessore di riferimento (Chantal Certan ndr.)»?
«Dobbiamo solo definire la data – ribatte Loris Sartore -, ma ricordo che come Alpe ci siamo sempre opposti a questo progetto. Ora, è vero che il nostro movimento è in maggioranza, ma ci sono altre forze con cui rapportarsi: nel confronto vorremo sapere da Certan e Borrello se ci sono margini di manovra, ma a quanto sappiamo si stanno già sondando vie alternative».
(alessandro bianchet)