Lutto: l’Anpi piange la scomparsa del partigiano Malùra
Anpi in lutto per la scomparsa del partigiano “Malùra”, i cui funerali sono stati celebrati ieri a Brescia.
Ruggero Cominotti – “Malùra” apparteneva al gruppo degli svizzeri. Era nato nel 1925 a Brescia. Renitente di leva si rifugiò in Svizzera nel 1943 e rientrò in Italia nel maggio 1944 unendosi ai partigiani della Valle d’Aosta. Prese parte all’esperienza della Repubblica partigiana di Cogne, nell’ottobre del 1944 si rifugiò in Francia da cui fece ritorno nel febbraio 1945 unendosi alla 17° bgt Garibaldi in Val di Susa.
Dopo una missione ad Annecy rientrò definitivamente in Italia il primo maggio 1945. Laurea in economia e commercio, dal 1949 al 1958 è consulente presso vari istituti di credito e presso il Ministero della Costituente. Dal 1959 al 1976 fu amministratore delegato della SORIS Spa e direttore di ricerca nel campo dell’economia industriale dell’economia del territorio e dell’innovazione. Dal 1993 è stato membro della commissione del Ministero per il commercio estero. Ha insegnato presso il politecnico di Torino.
Sempre legato alla Valle d’Aosta, dove ha trascorso per anni le sue vacanze e partecipato alle iniziative dell’Anpi. “In particolare – si legge in una nota dell’Anpi Valle d’Aosta – ricordiamo il convegno su “La Repubblica di Cogne” del 23 agosto 2014 dove nel colloquio tra Pietro Marcenaro, Presidente del Museo della Resistenza di Torino, della deportazione della guerra dei Diritti e della Libertà di Torino, con il partigiano Sergio Mancini e gli svizzeri Ruggero Cominotti e Franco Berlanda, Ruggero diceva:
“Eravamo arrivati a Cogne dalla Svizzera il 10 giugno. In Svizzera circa 100 ex soldati che erano rifugiati, vennero a fare i partigiani in parte a Cogne e in parte a Gressoney. Fra questi c’era anche Giulio Einaudi. Cogne ebbe una grande importanza, intanto perché fu il comando della Resistenza di tutta la Valle d’Aosta, ma perché ci fu anche un comando militare con un generale di brigata che funzionava. Io ero al comando delle staffette. Tutta la valle, salvo Aosta città, fu controllata dalle truppe partigiane composte anche dalla popolazione locale.
A Cogne il comandante Plik era di una vecchia famiglia del paese, un ufficiale effettivo degli alpini che comandò tutte le bande di Cogne. Si, tutte le bande, perché la caratteristica principale e più importante è che a Cogne convivevano tutte le formazioni partigiane.
C’erano gli autonomisti valdostani guidati da Ollietti “Mésard”, che in un primo momento
erano annessionisti alla Francia e poi cambiarono idea grazie a Federico Chabod e suo fratello Renato, ma c’era anche la formazione di garibaldini sotto il comando di Giulio Ourlaz “Dulo”, guida di montagna molto attiva e capace. A prescindere dalla formazione andavamo tutti d’accordo, basti pensare che mangiavamo in un’unica mensa e quando facevamo delle azioni militari contro i fascisti il comando era unico sotto Plik. Questa convivenza non avvenne invece nel resto della Valle dove, a seconda delle zone, c’erano bande di autonomisti, garibaldini o GL.
I fascisti erano quasi tutti “non valdotens” e per questo quando qualcuno della popolazione diceva “No predzen patoué”, era la prima posizione antifascista, la più diffusa. Infatti, le camicie nere non volevano assolutamente sentir parlare in patois visto che non lo capivano. La Repubblica di Cogne quindi rispetto ad altre realtà ha avuto il grande merito di mettere insieme tutte le formazioni partigiane e quindi fare in modo che le posizioni fossero molto più attenuate. Credo che sia questa la cosa più importante da rilevare”.
(re.newsvda.it)