Qualità sviluppo: Valle d’Aosta tra regioni meno peggio
Un Paese in deficit di fiducia e di futuro: crescono el disuguaglianze, peggiora la percezione di stabilità del lavoro. E’ quanto emerge dal 2° Rapporto (2016) – La qualità dello sviluppo – realizzato da Tecnè e Fondazione Giuseppe Di Vittorio.
Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Veneto sono le regioni in cui la qualità dello sviluppo è risultata migliore. Quella che hanno realizzato le migliori performance rispetto al 2015 sono la Liguria, le Marche ed il Molise. Fanalino di coda, nell’ordine, Campania, Sicilia e Calabria.
Centodieci gli indicatori del rapporto (erano 87 nel 2015), raggruppati in 12 macro aree di analisi: standard abitativi, beni posseduti dalle famiglie, contesto territoriale, condizioni di salute degli individui, servizi socio-sanitari, capitale sociale, capitale culturale, infrastrutture economiche, equità socio-economica, fiducia economica, fiducia interpersonale e soddisfazione personale.
Le aree-la classifica
Standard abitativi: 1° Trentino A.A., 2° Valle d’Aosta, 3° Friuli V.G.Beni posseduti dalle famiglie: 1° Veneto, 2° Marche, 3° Lombardia.Contesto territoriale: 1° Trentino A.A., 2° Valle d’Aosta, 3° Friuli V.G.Condizione di salute: 1° Trentino A.A., 2° Friuli V.G., 3° Valle d’Aosta.Servizi socio-sanitari: 1° Trentino A.A., 2° Valle d’Aosta, 3° Emilia Romagna.Capitale sociale: 1° Trentino A.A., 2° Basilicata, 3° Valle d’Aosta.Capitale culturale: 1° Lazio, 2° Lombardia, 3° Trentino A.A.Equità socio-economia: 1° Trentino A.A., 2° Lombardia, 3° Emilia Romagna.Fiducia economia: 1° Lombardia, 2° Veneto, 3° Liguria.Fiducia interpersonale: 1° Trentino A.A., 2° Valle d’Aosta, 3° Friuli V.G.Soddisfazione personale: 1° Trentino A.A., 2° Lombardia, 3° Emilia Romagna.”L’Italia cresce economicamente poco, nonostante il contesto internazionale favorevole, e la ricchezza tende sempre più a concentrarsi in fasec di popolazione ad alto reddito, con il risultato che il ceto medio è più fragile, aumentano i poveri e soprattutto i quasi-poveri – si legge nel rapporto -. Il lavoro è percepito più stabile e nel complesso è più difficile migliorare le proprie condizioni economiche, sociali e professionali. Tutto ciò si riflette in un sentimento di diffuso pessimismo sul futuro del Paese e in una crescente sfiducia economica”.
(re.newsvda.it)