Arresto Longarini: «Il viaggio in Marocco? Una leggerezza»
Una mazzata.E’ quanto contenuto nell’ordinanza di rigetto della richiesta di revoca degli arresti domiciliari avanzata dalle difese dell’ormai ex procuratore capo facente funzioni di Aosta, Pasquale Longarini, e dell’amico-imprenditore Gerardo Cuomo, titolare del Caseificio Valdostano di Pollein.Il gip del Tribunale di Milano, Giuseppina Barbara, il medesimo che il 26 gennaio scorso dispose la misura cautelare a carico di entrambi, ieri – martedì – a scioglimento delle riserva assunta dopo gli interrogatori di garanzia di venerdì 3 febbraio, ha confermato per entrambi gli arresti domiciliari «ritenuto che la gravità degli indizi di colpevolezza (…) sia ulteriormente rafforzata all’esito degli interrogatori di garanzia».
Il filone dell’induzione indebita
Nel corso dell’interrogatorio, assistito dall’avvocato Claudio Soro di Aosta, che verrà ora affiancato dalla collega Anna Chiusano di Torino, «il dottor Longarini ha ammesso di avere telefonato al direttore dell’Hôtel Royal & Golf di Courmayeur (Claudio Coriasco, ndr), di cui era socio di riferimento Sergio Barathier (indagato dallo stesso magistrato aostano nell’ambito di un fascicolo per frode fiscale e riciclaggio, ndr), la mattina del 4 gennaio 2016 per segnalare l’imprenditore (e suo amico) Gerardo Cuomo quale fornitore di prodotti alimentari. Ciò avrebbe fatto all’interno di un bar ubicato nei pressi del Palazzo di Giustizia di Aosta in presenza di Gabriele Accornero, funzionario di Finaosta» e consigliere delegato «del Forte di Bard, avendo appreso dallo stesso di un prossimo incontro tra Accornero, Cuomo e il responsabile dell’hôtel», Sergio Barathier.Insomma, la posizione di Longarini sembra proprio essersi ulteriormente aggravata a seguito delle dichiarazioni rilasciate al giudice in sede di interrogatorio, se è vero che lo stesso gip afferma che «solo dopo la telefonata effettuata dal dottor Longarini a Coriasco e da quest’ultimo riferita a Barathier, la situazione si sbloccò in modo favorevole per Cuomo, tant’è che il 7 gennaio» 2016 «Coriasco telefonò al dottor Longarini per confermargli che Cuomo sarebbe divenuto fornitore dell’hôtel e il successivo 8 gennaio il contratto di fornitura fu concluso».Una telefonata, quella del pm aostano, «certamente avvenuta dopo che la sera precedente (precisamente alle ore 18 del 3 gennaio 2016) Cuomo si era recato presso l’Hôtel Royal & Golf, insieme ad Accornero, “per uno dei tanti approcci per concludere quel contratto di fornitura. Il socio di maggioranza mi contestò che i miei prezzi erano troppo cari, tanto che li ho dovuti rivedere al ribasso”», si legge nel verbale riassuntivo dell’interrogatorio del titolare del Caseificio Valdostano reso venerdì 3 febbraio.Sul punto, il gip del Tribunale di Milano fa altresì rilevare che «la documentazione prodotta dalla difesa Cuomo» non sembra fare altro che rafforzare «la prospettazione accusatoria», considerato che – dopo la ‘sollecitazione’ del magistrato Pasquale Longarini – le fatture emesse nei confronti dell’Hôtel Royal & Golf di Courmayeur nel 2016 «sono ‘miracolosamente’ lievitate, giungendo al considerevole importo di 106.506,74 euro», a fronte di ordinativi che negli anni precedenti avevano raggiunto al massimo i 7.671,55 euro del 2015.Per quanto riguarda le utilità di cui avrebbe goduto Longarini nell’ambito dell’induzione indebita a dare o promettere utilità, entrambi gli arrestati – il magistrato e l’amico-imprenditore Cuomo, difeso dall’avvocato Maria Rita Bagalà – «hanno ammesso che il dottor Longarini ha usufruito di un viaggio di piacere in Marocco» dal 13 al 15 settembre 2016, «effettuato insieme allo stesso Cuomo e a Claudio Leo Personnettaz (altro imprenditore valdostano con interessi immobiliari nella Repubblica Ceca), le cui spese sono state sostenute dai due imprenditori», si legge nell’ordinanza di rigetto della misura cautelare.Ma c’è di più, perché a riguardo di quest’ultima circostanza «Longarini non è stato in grado di fornire a questo giudice alcuna spiegazione, limitandosi a definire il fatto ‘una leggerezza’ da lui commessa».Con riguardo a tutti gli altri episodi contestati, «l’indagato li ha sostanzialmente ammessi, sia pure riconducendoli non alla volontà di favorire alcuno ma a una scelta di apertura e disponibilità nei confronti dell’utenza, condivisa con la dirigenza dell’ufficio giudiziario», si legge ancora, mentre sulla vicenda dei due bonifici bancari per complessivi 55 mila euro che l’impresario edile Francesco Muscianesi ha effettuato in favore di Longarini a mo’ di rimborso per danni al tetto dell’appartamento che gli aveva venduto una ventina di anni prima, il gip del Tribunale di Milano fa notare: «Spese sostenute da tutti i condomini, ma asseritamente rimborsate al solo dottor Longarini, senza necessità di una richiesta formale o di avviare un’azione giudiziaria».
Il filone del favoreggiamento
In riferimento all’accusa mossa all’ormai ex procuratore capo facente funzioni di Aosta, che – una volta appreso dal Tenente Colonnello dei carabinieri, Samuele Sighinolfi, di un’inchiesta in corso da parte della DDA di Torino che vedeva coinvolto pure l’amico-imprenditore Gerardo Cuomo, sottoposto a intercettazioni telefoniche per via dei suoi contatti con Giuseppe Nirta (classe 1965) – avrebbe rivelato il segreto d’ufficio allo stesso Cuomo, che da quel momento tagliò ogni contatto telefonico e di persona con lo stesso Nirta, il giudice Giuseppina Barbara scrive: «Allo stato, le dichiarazioni sul punto dell’indagato non appaiono in grado di indebolire gli indizi di colpevolezza (…) posti a fondamento della misura cautelare, anche perché esse stridono con la logica e il buon senso, tanto più quello che ci si aspetterebbe da un magistrato di lunga esperienza come il dottor Longarini».Anzi, a Pasquale Longarini viene in qualche modo ‘rimproverato’ che, «pur avendo appreso dai carabinieri che Cuomo era in rapporti con Nirta Giuseppe (…) e avere avuto conferma di questa circostanza dallo stesso Cuomo, invece di interrompere o almeno diradare i rapporti con l’imprenditore campano, non solo abbia continuato a frequentarlo assiduamente fino al giorno del suo arresto, ma lo abbia ‘segnalato’ quale fornitore del famigerato hôtel di Courmayeur e abbia accettato di farsi pagare da lui viaggio e soggiorno in Marocco».
Conferma delle misure cautelari
Il gip del Tribunale di Milano, Giuseppina Barbara, all’esito degli interrogatori di garanzia, ha quindi confermato gli arresti domiciliati sia per Pasquale Longarini che per Gerardo Cuomo, nonostante a quest’ultimo sia stato concesso di recarsi presso la sede del Caseificio Valdostano di Pollein dalle 8 alle 13 «per svolgere attività lavorativa, in modo da evitarne il tracollo e la conseguente perdita del posto di lavoro da parte dei numerosi dipendenti».
Gli ulteriori approfondimenti in corso
Il giudice, motivando la conferma delle due misure cautelari con il pericolo di inquinamento probatorio, di fatto annuncia che «appare necessario», anche alla luce di quanto emerso negli interrogatori di venerdì 3 febbraio, «effettuare ulteriori indagini per accertare la natura dei rapporti intrattenuti dal Longarini con gli altri soggetti emersi nell’indagine, il ruolo di Personnettaz e di Accornero e le loro relazioni di affari con Cuomo, la causale dei bonifici effettuata da Muscianesi a favore del dottor Longarini, nonché verificare la versione fornita dal magistrato in merito alla vicenda dell’indagine torinese su Nirta», si legge infine nell’ordinanza di rigetto dell’istanza di revoca degli arresti domiciliari.(pa.ba).