Rimborsopoli VdA: «Insofferenza verso controllo utilizzo fondi»
In questa vicenda «è come emersa un’epidermica insofferenza verso le funzioni di controllo» svolte «sull’utilizzo dei fondi», nell’ambito del quale «si è confusa l’attività di intercettazione del consenso politico sul territorio con l’attività istituzionale del gruppo».Questo uno dei passaggi più significativi della requisitoria del procuratore regionale della Corte dei Conti della Valle d’Aosta, Roberto Rizzi, nel doppio giudizio davanti al collegio della Sezione giurisdizionale dinanzi al quale questa mattina – in un’udienza durata poco più di due ore e mezza – sono state vagliate le posizioni dei capigruppo di Fédération Autonomiste nella XIII legislatura, Leonardo La Torre e Claudio Lavoyer, e della capogruppo del Pd, Carmela Fontana. Dopo i giudizi nei confronti di Francesco Salzone di Stella Alpina e Massimo Lattanzi del Pdl, nei confronti dei quali la Procura contabile ha contestato rispettivamente 417 mila euro (dei quali 196 mila riconducibili a un presunto danno all’immagine) e 368 mila euro, stamane il procuratore Rizzi ha contestato a La Torre 136.972 euro, a Lavoyer 22.150 euro e a Fontana 208.553 euro legati a un presunto uso illegittimo di fondi pubblici tra il 2009 e il primo semestre del 2013.Fédération AutonomisteIl colpo di scena il procuratore regionale Roberto Rizzi lo ha riservato in apertura di requisitoria, chiedendo la condanna per «dolo» sia di La Torre che di Lavoyer, ognuno per il periodo di permanenza a capo del gruppo.«In questo caso hanno agito consapevolmente, contravvenendo anche alle più minime regole sulla contabilità pubblica che regolano da quasi un secolo l’utilizzo della provvista pubblica», ha affermato l’accusa, facendo riferimento alla totale assenza di una «rendicontazione» che «doveva essere puntuale, attenta e coerente». In questo caso, invece, «manca completamente la relazione documentale tra spesa e sua giustificazione», in un contesto che – tra gli altri aspetti – sarebbe stato caratterizzato anche da un «fenomeno osmotico quasi automatico» di somme (oltre 60 mila euro) destinate dal gruppo al giornale del movimento, «non edito dal gruppo e tra l’altro nemmeno pubblicato nel 2012», ha dichiarato ancora il procuratore Rizzi.Dal canto suo, il difensore di Leonardo La Torre e Claudio Lavoyer, l’avvocato Fabrizio Callà, come le precedenti difese di Salzone e Lattanzi, ha insistito sul fatto che la normativa regionale in vigore nel periodo considerato (la legge regionale 6/1986) «non imponeva la tenuta delle pezze giustificative delle spese», soffermandosi poi sul verbale dell’ufficio di Presidenza del Consiglio regionale del 27 luglio 1998, a riguardo del quale l’accusa aveva precisato: «Fu un atto (tra l’altro a quell’epoca Claudio Lavoyer faceva parte proprio dell’ufficio di Presidenza, ndr) che individuò la necessità del mantenimento delle pezze giustificative per almeno tre anni».L’avvocato Callà in merito ha replicato: «Si tratta di un verbale, di un brogliaccio, mai trasfuso in una delibera giuridicamente rilevante», aggiugendo: «Non c’è spazio per dichiarazioni di illegittimità delle spese, così come prospettato invece dalla Procura, visto che i rendiconti sono stati dichiarati regolari e quindi legittimi già dalla Sezione di controllo della Corte dei Conti».Un’affermazione che ha immediatamente fatto balzare in piedi il procuratore regionale Roberto Rizzi, che ha risposto: «Citazioni interessanti e pure suggestive, ma non pertinenti, perché non stiamo affrontando un giudizio di resa del conto, bensi di responsabilità. E’ tutta un’altra cosa».Partito democratico«Qui la documentazione in gran parte c’è, ma dimostra spese non inerenti, come quelle per enoteca, ferramenta, pensierini, erboristeria, assai poco confacenti a fini istituzionali», ha aperto la requisitoria il procuratore regionale Roberto Rizzi nel giudizio relativo a Carmela Fontana.«Ci sono poi spese che meravigliano, come per la cocomerata democratica, per la festa della capra, il motorino per la lotteria della Festa dell’Unità e i premi per il torneo di belote, ovvero tipiche attività di intercettazione del consenso che andavano fatte con i soldi del partito e non del gruppo», ha quindi aggiunto.Per quanto riguarda la difesa, sempre rappresentata dall’avvocato Fabrizio Callà, questa ha ribadito «l’assoluta inerenza delle spese, tra l’altro tutte documentate», spiegando come – oltre al fatto che in tutte le manifestazioni organizzate fossero presenti (anche) i consiglieri regionali per informare il pubblico sulle attività del gruppo in Consiglio Valle – «il gruppo utilizzava locali, dipendenti e dotazioni strumentali del partito», motivo per cui vi sarebbe stato «un accordo tra il partito e il gruppo per ristorare in qualche modo tali utilizzi. Tecnicamente si chiama accollo», ha spiegato l’avvocato Callà, che ha concluso: «Il capogruppo è una figura politica, il soggetto gestore dei fondi era il tesoriere (Gianni Rigo, ndr), quindi sollevo l’interruzione del nesso di causalità» in riferimento alla «colpa grave» contestata dalla Procura a Carmela Fontana.In conclusione, con le sentenze dei due giudizi attese nelle prossime settimane, il procuratore regionale Roberto Rizzi ha replicato: «Non basta la giustificazione mediata delle spese, ci deve essere una giustificazione diretta, mai trovata. Il rapporto diretto è tra Consiglio e gruppo».I prossimi giudiziPer quanto attiene ai giudizi di responsabilità sul presunto uso illegittimo dei fondi ai gruppi consiliari dal 2009 al primo semestre del 2013, all’appello mancano ancora gli allora capigruppo di Alpe, Roberto Louvin e Patrizia Morelli, ai quali verrebbero contestati 121 mila euro, e dell’Union Valdôtaine, Diego Empereur, al quale verrebbero contestati 657 mila euro.Nella foto il collegio della Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti con – a sinistra – il procuratore regionale Roberto Rizzi e – di spalle – l’avvocato Fabrizio Callà. (pa.ba.)