Pugni ad anziana, stangato assistente capo della Polizia
Stangata, quella inflitta questa mattina dal giudice monocratico del Tribunale di Aosta, Maurizio D’Abrusco, nei confronti dell’assistente capo in servizio presso la Polizia di Frontiera, Gianpaolo Tripodi, 53 anni, condannato a un anno e due mesi di reclusione (pena sospesa) per lesioni personali, danneggiamento e minacce.L’imputato, inoltre, è stato condannato al pagamento delle spese processuali e a riconoscere alla parte civile, la 73enne Carlotta Chatrian di Saint-Vincent, un risarcimento danni di poco inferiore ai novemila euro.Tripodi – per il quale il sostituto procuratore Pasquale Longarini aveva chiesto proprio un anno e due mesi di reclusione – attorno alle 17 del 14 novembre 2015, in piazza Zerbion a Saint-Vincent, secondo l’accusa aveva prima insultato, poi strattonato e malmenato l’anziana, presa di peso dall’interno dell’abitacolo dopo che la donna l’avrebbe urtato con la ruota anteriore destra della sua Panda.«Stavo aspettando che si liberasse un posto, dopodiché mi sono infilata in uno stallo libero», ha affermato la donna davanti al giudice, aggiungendo: «Sono sicurissima, non l’ho toccato, anzi è stato lui a dare subito un forte colpo sul mio parabrezza».Già, perché secondo quanto emerso nel corso del dibattimento, Gianpaolo Tripodi – dopo essere sceso dall’Audi guidata dal nipote, entrato tra l’altro nel parcheggio in contromano – si era diretto alla ricerca di un posto auto libero, piazzandosi proprio davanti a quello scelto dalla signora per parcheggiare la sua auto.«Lei ha avanzato la sua marcia come se nulla fosse, per lei non esistevo – ha riferito Tripodi nella sua deposizione -. Quando mi ha pestato il piede con la ruota, preoccupato dalle possibili conseguenze che avrei potuto riportare alla protesi all’anca, ho dato un pugno contro il parabrezza dell’auto. Ammetto di avere urlato, nei termini ho sicuramente esagerato, ho aperto la porta della sua auto con foga (da qui il danneggiamento, ndr), ma la signora non l’ho toccata».In aula è stato visionato anche il filmato delle telecamere di videosorveglianza comunali presenti sulla piazza.«Si tratta di un fatto semplicissimo, banale, che rende pacifica la realtà processuale dei fatti. Forse la signora, con quella manovra, può avere compiuto un’imperizia, ma questo non giustifica la reazione del Tripodi, che ripeto essere un assistente capo della Polizia – ha spiegato nella sua requisitoria il sostituto procuratore Pasquale Longarini -. L’imputato avrebbe potuto chiamare i suoi colleghi o comunque i carabinieri se riteneva di avere subìto un danno, invece non lo ha fatto, perché sapeva di essere in torto».La parte civile – rappresentata dall’avvocato Nilo Rebecchi – ha presentato tutta una serie di certificazioni mediche a supporto dei traumi riportati dalla signora a seguito dei due «pugni» inferti «allo zigomo sinistro, al petto e all’addome».«Sono stati refertati praticamente contestualmente alle lesioni, mentre le ferite al piede lamentate dal Tripodi (poi direttosi insieme al nipote alla festa della birra organizzata nelle vicinanze di piazza Zerbion a Saint-Vincent, ndr) sono state refertate soltanto qualche giorno dopo (il 19 novembre, ndr), quando già si sapeva della convocazione del nipote in caserma da parte dei carabinieri», ha fatto notare l’avvocato Rebecchi.«In questo processo manca l’elemento probatorio, in quanto dai filmati delle telecamere non si vede alcuna aggressione, la compatibilità delle lesioni con i colpi che la signora lamenta di avere preso è lei stessa a sostenerla», ha concluso il legale difensore, l’avvocato Maria Rita Bagalà, che aveva chiesto in via principale l’assoluzione del suo assistito.(pa.ba.)