La Donna dell’Anno, le tre finaliste ad Aosta
Sono state ricevute a Palazzo regionale dagli esponenti della Presidenza del Consiglio le tre finaliste del Premio Internazionale ‘La Donna dell’Anno’, istituito nel 1998 dal Consiglio regionale della Valle d’Aosta in collaborazione con il Soroptimist International Club Valle d’Aosta. La consegna dei premi è per sabato 12 novembre al Teatro Splendor di Aosta.
Le tre finaliste
Affoue Ahoutoue Brigitte Yoboue arriva dalla Costa d’Avorio, abbandonata dal marito, per riuscire a sopravvivere e a sfuggire alla povertà fonda una cooperativa che riunisce le donne del villaggio. Insieme hanno i numeri sufficienti per avere un certo peso contrattuale e possono quindi acquistare sementi e terreni e vendere i loro prodotti. Il surplus del ricavato lo reinvestono nell’attività agricola e nella costruzione di scuole dove studiano bambini strappati all’analfabetismo e alla criminalità. La cooperativa e lei stessa sono stati oggetto di violenze e soprusi ma Yoboue continua a realizzare progetti di sviluppo locale tra i quali scuole di tessitura e cucito. Il suo sogno è completare la costruzione di tre piccoli ospedali nelle zone rurali ai margini della savana per garantire l’accesso alle cure primarie in quei luoghi dove ancora adesso il medico è lo stregone del villaggio.
Nadia Murad Basee Taha è una donna irachena, di etnia yazida, che sogna di diventare medico, ma il Daesh (l’autoproclamato Stato Islamico), in un attacco al suo villaggio, stermina la sua famiglia. Catturata e portata a Mosul Taha viene picchiata e violentata, è comprata come schiava del sesso finché riesca a scappare. Decide quindi di impegnarsi in una campagna per sensibilizzare il mondo musulmano affinché respinga il Daesh e condanni i crimini perpetrati in nome dell’Islam. La sua missione umanitaria è convincere la comunità internazionale a riconoscere come genocidio i crimini commessi contro il popolo yazida e le altre minoranze religiose.
Regina Tchelly De Araujo Freitas è nata ina una favela brasiliana in mezzo a povertà e fame, aspetti che la spingono a reagire e avviare una lotta agli sprechi alimentari recuperando gli scarti dei mercati di strada e inventando ricette per valorizzarli e fondando Favela Organica, una iniziativa di imprenditoria femminile che si occupadi orti e compostaggio, formazione professionale in scuole e ristoranti e laboratori di cucina alternativa per un’alimentazione più sana e con meno sprechi. Il suo sogno è costruire una sede per l’associazione ed esportare la sua esperienza in altre favelas.(re.news.vda)