Modena City Ramblers per i diritti del lavoro
Dopo quasi 10 anni i Modena City Ramblers sono tornati ad Aosta. L’attesa che la band modenese ha creato in città con la loro tappa del “Punk’n’Folk Revue Tour”, per i loro venticinque anni di carriera, è stata molto sentita dai valdostani che hanno affollato piazza Chanoux sabato 4 giugno. In realtà, il gruppo è giunto in città già nel primo pomeriggio, sì per il soundcheck, ma anche per prendere parte all’accoglienza preparata da alcuni gruppi locali, i Blues Power, Sago, gli Ombra, Boj & good people, i Rebel Nova e i Nandha, che si sono alternati sul palco a partire dalle 17. Un tour per festeggiare i 25 anni di carriera, cosa significa per voi? «A differenza di quello che abbiamo fatto qualche anno fa per i 20 anni di discografia e quello per festeggiare i 15 di “Riportando Tutto A Casa”, questa volta abbiamo deciso di riproporre in scaletta tutti i brani che hanno caratterizzato i Modena City Ramblers in questi 25 anni. Siamo partiti dal primo disco per arrivare fino all’ultimo» spiega Davide Morandi (Dudu). Durante il concerto di sabato non sono infatti mancati brani come “In un giorno di pioggia”, “Viva la vida”, “Contessa”, “I cento passi”, “Ebano” e “Bella Ciao”, quest’ultima cantata insieme alle band locali che si sono esibite nel pomeriggio. Da sempre i Modena City Ramblers sono impegnati nel sociale e nelle lotte per i diritti civili. Il concerto di Aosta è stato organizzato per promuovere la campagna di raccolta firme della Cgil a sostegno della Carta dei diritti universali del lavoro. Quanto incide la posizione di voi artisti in queste occasioni? «Ci sentiamo molta responsabilità addosso, soprattutto nei confronti dei giovani che vengono ai nostri concerti. Se venendo ai nostri concerti e ascoltando le nostre canzoni a loro viene anche voglia di capire di cosa stiamo parlando e approfondire i temi che affrontiamo, allora un grande obiettivo lo abbiamo raggiunto – aggiunge Dudu, -. Negli ultimi anni la disaffezione alla politica, ha portato la gente a disinteressarsi totalmente di quello che succede, non ricordando, invece, che il vivere in una società è fare politica. Quindi essere in piazza per un concerto e dar voce anche alla Cgil per noi è importante. A prescindere dall’essere d’accordo o meno, ma intanto chi è in piazza ha sentito di cosa si tratta». Le canzoni dei Modena City Ramblers non riempiono solo le piazze italiane, ma anche quelle straniere, la loro versione di Bella Ciao è diventata una delle canzoni di simbolo di molte piazze europee e non solo. «L’hanno suonata non solo ad Atene, ma anche in Palestina, in Iran, in Turchia. Fa molto piacere soprattutto perché questa canzone viene forse capita meglio all’estero che in Italia. Nel nostro Paese viene considerata la canzone dei comunisti, mentre all’estero viene cantata per una qualsiasi lotta per la libertà. In Italia dobbiamo ancora arrivarci a questo» dice il cantante del gruppo. «Ad oggi siamo riusciti a scrivere di molte tematiche e continuiamo a scrivere di immigrazione, di lotta alla mafia, stando sempre dalla parte degli ultimi. I temi che prediligiamo sono questi. Poi scriviamo anche di storie d’amore, in generale ci piace raccontare storie» dice Franco D’Aniello. Siete tornati in Valle d’Aosta dopo quasi 10 anni, tornerete? «Speriamo di sì, se ci inviterete. Voi valdostani siete un popolo chiuso e poco incline ad invitare gli stranieri… Ovviamente scherzo! Se ci chiamerete torneremo molto volentieri!» conclude Dudu.(cecilia lazzarotto e carol di vito)