Truffa: raggiro da film per la vendita di un capannone
Hugo Cabrera, il manager. Franco Pavesi, il dottore. Giorgio Levi, il professore. E poi il compagno della commercialista, il mediatore, l’unico valdostano tra gli indagati. Uomini distinti e dalla dialettica che evidentemente non poteva non colpire. Nomi di fantasia, appuntamenti d’affari a Lugano, Nizza e Strasburgo, il tutto condito dalla serietà di uno studio commercialista, dall’affidabilità dell’eleganza, da proposte discrete e allettanti per chi, come un’imprenditrice novarese, necessitando di liquidità, aveva deciso di vendere un immobile di proprietà – un capannone – dal valore di due milioni e mezzo di euro.Un affare, insomma, che non poteva proprio non andare a definizione, in cambio ovviamente di una ‘giusta’ percentuale «per poter muovere somme così importanti»: 400 mila euro la commissione richiesta in un primo momento, 150 mila euro la somma consegnata in contanti. E puntualmente sparita.Da qui le indagini del Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Aosta, che al termine di un’articolata attività investigativa, che ha contemplato l’esame di mail, documenti e tabulati telefonici, ha portato all’identificazione e alla denuncia a piede libero di G.C., 60 anni di Aosta, D.P.V., 63 anni di Cilavegna, in provincia di Pavia, M.R., 66 anni di Abbiategrasso, in provincia di Milano, e di A.N.D., 71 anni e G.A., 56 anni, entrambi stranieri ma residenti a Gattinara, in provincia di Vercelli, accusati di essere gli ideatori della frode, tra l’altro già noti per essere truffatori di mestiere.Da quanto appreso, per garantire al sodalizio la massima credibilità, uno dei truffatori – l’aostano – ha approfittato della buona fede di una commercialista del Capoluogo – risultata estranea al raggiro – convinta di dover contribuire professionalmente a un’importante operazione immobiliare a favore di un imprenditore interessato ad avviare un’attività in Valle d’Aosta.La persona truffata, certa di concludere la compravendita, peraltro su espresso consiglio di un suo conoscente, che figura tra i cinque soggetti denunciati, ha partecipato a diversi incontri organizzati dal gruppo in lussuosi hôtel di Lugano, Nizza e Strasburgo, nel corso dei quali erano stati stabiliti gli accordi: per la vendita del capannone di sua proprietà, sarebbero però serviti subito 400 mila euro, in contanti, necessari per l’opera di intermediazione immobiliare nei confronti di una holding interessata ad acquistarlo addirittura «per conto del Vaticano».Tutto tremendamente falso. L’imprenditrice, una volta firmato il compromesso, si era fatta prestare da conoscenti i primi 150 mila euro, che ha consegnato in contanti nelle mani del finto manager a Nizza, sottraendosi tra l’altro agli obblighi in materia valutaria sull’esportazione di denaro. Della serie, oltre al danno, pure la beffa.A insospettire la persona raggirata, a un certo punto, sono state le reiterate pressioni indirizzatele per la consegna dei restanti 250 mila euro pattuiti per l’intermediazione. Da qui la denuncia presentata alla Guardia di Finanza e l’avvio delle indagini, concluse nei giorni scorsi con l’invio degli avvisi di conclusione delle indagini preliminari ai cinque personaggi indagati dalla Procura della Repubblica di Aosta (il fascicolo è di competenza del sostituto procuratore Pasquale Longarini).(pa.ba.)