Musica: lo Splendor diventa la casa dell’acrobata Silvestri
Ci sono volute oltre due ore e mezza di spettacolo, un richiamo del condottiero a mollare finalmente gli ormeggi e lasciarsi andare e le note coinvolgenti ed evocatrici di Cohiba. Poi, finalmente, anche lo Splendor ha rotto gli indugi, si è alzato in piedi, ha provato a scatenarsi, regalando a Daniele Silvestri, nella tappa aostana del suo tour teatrale, quel feedback che è andato cercando lungo tutto il concerto. Silvestri, trainato dai sette elementi della sua band, imbarazzanti (nell’accezione più positiva possibile del termine) per bravura e poliedricità ci ha accolti con affabilità, facendo i complimenti «per questo teatrino che mi piace molto» e dandoci il benvenuto «nella mia casa» sciorinando un’infilata di titoli tratti dall’ultimo album Acrobati. Un inizio soft, che tra “La verità”, “La mia casa” e “La mia routine”, ha permesso di cominciare a presentare i «miei compagni di viaggio». Lo Splendor è un po’ spiazzato, attende sornione, silenzioso («non capisco se perché siete attenti o se per colpa nostra che vi stiamo facendo addormentare»), ma pian piano inizia a sentirsi a proprio agio in questa città a misura di Silvestri. Una città e una casa in cui emergono esperimenti (“Monolocale”) e tutti i malfunzionamenti di un paese in cui «non ho più voglia di abitare» (“Precario”). Dopo un’ora e dieci il primo scossone, con “Il mio nemico” che anticipa la pausa lunga lasciando nei presenti l’acquolina in bocca. Pochi minuti, il tempo di rivoluzionare il palco ed ecco che la fame è ripagata, si entra nel Circo Silvestri, e si entra alla grande: “Monetine” dà il benvenuto, “Acrobati” rilancia e “Il Flamenco della doccia” lancia la volata.
Si mette ai voti, o perlomeno questo è quello che il domatore Silvestri vuole farci credere. Fioccano i titoli, il pubblico fa richieste: “Occhi da orientale”, “L’autostrada”, “L’uomo col megafono”. Le proposte sono tante, ma «per la prima volta non riusciamo a fare una classifica», per cui si va a sorpresa, con “La paranza” che fa muovere il pubblico sulle sedie, che ormai iniziano a stare strette. “Le cose in comune” segue per acclamazione, prima di “Salirò” che contribuisce al lievitare della temperatura. Uscita di scena, è tempo di bis dopo 2 ore e venti in crescendo. “Aria” poi, finalmente, lo Splendor si lascia andare: «Venceremos adelante o victoria o muerte». Victoria, sicuramente, Silvestri la sua sfida con lo Splendor l’ha vinta e anche per distacco.
(Daniele Silvestri nella fotografia di Roger Berthod)
(alessandro bianchet)