Teatro, Paolini dà voce ai cani di London
Un Teatro Splendor entusiasta, divertito e all’altezza dello spettacolo offerto ha accolto e congedato, martedì 26 e mercoledì 27, un Marco Paolini in ottima forma.
Ballata di uomini e cani diverte e fa riflettere. Con il suo inconfondibile stile Paolini trascina il pubblico in mezzo ai ghiacci nel Nord America prendendolo per il bavero del cappotto e costringendolo bonariamente, grazie alla narrazione sempre accattivante e ironica, a non perdere mai il filo del discorso.
Lo spettacolo inizia fra gli Stati Uniti e il Canada, in quelle terre che hanno ispirato e fatto vivere molti dei racconti dell’autore statunitense Jack London.
Macchia, Batârd e infine il cane senza nome diventano, nel corso dello spettacolo, i veri protagonisti della narrazione: sempre fedeli, anche quando, picchiati e abbandonati, tornano a incrociare volontariamente la strada del loro padrone.
Accompagnato dalla fisarmonica di Gianluca Casadei, dal clarinetto di Angelo Baselli e dalla chitarra di Lorenzo Monguzzi, Paolini si conferma una delle voci più rappresentative e in salute del teatro d’autore.
Sarà Lorenzo Monguzzi a salutare il pubblico con una sua canzone in brianzolo più attuale che mai, il cui ritornello, che il giovane musicista ha cercato anche di cantare in patois, fra le risate divertite e lusingate del pubblico, parlava di come tutti «vogliono tenere la porta chiusa quando invece a me piace tenerla aperta»: un chiaro riferimento alla situazione dei migranti e all’egoismo del mondo occidentale.
(alessandra borre)