Usura ed estorsione fuori dal Casinò: pronunciate condanne per 8 anni e 8 mesi di carcere
Un giro vorticoso di assegni, tanto vorticoso da raggiungere – nel solo biennio dal 2008 al 2010 – una cifra complessiva ben al di sopra del milione di euro.
E’ quanto è stato contestato dal sostituto procuratore di Aosta, Pasquale Longarini, nei confronti dei cambisti Giorgio Nardi, 64enne torinese residente a St-Vincent, già solo lui capace di movimentare una cifra – finita sotto la lente dalla Guardia di Finanza – molto vicina al milione di euro, Loris Stefano Bocco, pinerolese di 51 anni anch’egli residente a St-Vincent, Massimo Fava, alessandrino di 52 anni ed Emanuele Vitale, torinese di 56 anni.
Dopo oltre tre ore di camera di consiglio, poco dopo le 20.30, il collegio presieduto da Massimo Scuffi (giudici a latere Paolo De Paola e Davide Paladino) ha condannato Giorgio Nardi a 3 anni di carcere e 20.000 euro di multa, Loris Stefano Bocco a 5 anni e 8 mesi di reclusione e 2.000 euro di multa, assolvendo invece Massimo Fava ed Emanuele Vitale “perche’ il fatto non sussiste” (il pm Pasquale Longarini aveva chiesto le condanne di Nardi a 3 anni e al pagamento di 20.000 euro di multa e di Bocco a 6 anni e a 4.000 euro di multa, chiedendo altresì le assoluzioni di Fava e Vitale).
Per Nardi, inoltre, il collegio ha disposto l’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici e la confisca di beni pari a 143.531 euro; per Bocco l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e la confisca di beni pari a 1.450 euro.
Più nel dettaglio, per Giorgio Nardi l’accusa era di concorso in usura perché – «attraverso più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso» – nel biennio 2008-2010 si sarebbe fatto consegnare assegni per quasi un milione di euro da frequentatori della casa da gioco di St-Vincent applicando una commissione di cambio compresa tra il 5% e il 10% dell’importo dell’assegno, quindi «superiore al tasso soglia previsto per le operazioni di finanziamento e prestito personale», secondo l’impianto accusatorio.
Medesimo discorso per Loris Stefano Bocco, per un importo totale contestato comunque inferiore rispetto al Nardi, con l’aggiunta però del reato di estorsione, in quanto nel gennaio del 2009 – secondo la Procura – minacciò telefonicamente di malmenare e spaccare l’automobile di un suo cliente, che a suo dire avrebbe dovuto restituirgli prontamente una somma di denaro che lui gli aveva liquidato tempo prima davanti al Casinò di St-Vincent (l’assegno posto all’incasso dal Bocco risulto’ infatti protestato).
Per quanto riguarda Massimo Fava, difeso dall’avvocato Viviane Bellot, questo si è trovato nell’impossibilità di restituire alcune somme di denaro consegnategli da Giorgio Nardi nei pressi della casa da gioco valdostana, motivo per cui – in qualche modo per sdebitarsi – lo stesso Nardi gli chiese – nel periodo compreso tra il marzo e il luglio 2009 – di porre all’incasso suoi assegni per un ammontare complessivo di 123 mila euro, venendo così indagato e successivamente imputato di concorso in ricettazione.
Stesso discorso vale per Emanuele Vitale, che tra la primavera e l’estate del 2010 ricevette e incassò nell’interesse di Giorgio Nardi assegni per 18.460 euro, anche se a Vitale nel capo di imputazione è stata poi contestato anche il reato di usura relativo a un assegno da 18.000 euro consegnatogli nel gennaio del 2008.
Secondo la posizione di pressoche’ tutte le difese, tra le quali quelle di Giorgio Nardi, Loris Stefano Bocco ed Emanuele Vitale, difesi dagli avvocati Nicoletta Spelgatti, Andrea Stocco e Corrado Bellora, “sulla commissione praticata non incide in alcun modo il tempo utile trascorso per l’incasso degli assegni”, citando la giurisprudenza della Corte di Cassazione, quindi “tutte le operazioni contestate rimangono mere operazioni di cambio a vista dietro commissione, quindi non c’e’ mai stata usura, nemmeno nell’eventualita’ di assegni postdatati o incassati a una settimana dalla consegna dietro accordo verbale tra le parti”, hanno sostenuto i difensori in aula.
Nella foto Loris Stefano Bocco, uno dei quattro imputati del processo, all’uscita del Tribunale di Aosta.
(pa.ba.)