Morte di Alessandro Rovesta, dalla Procura parlano di «vicenda delicata»
Sia la Procura della Repubblica di Aosta che quella di Torino, alla quale è passato il caso legato alla morte di Alessandro Rovesta, rimangono in attesa degli esiti dell’esame autoptico svolto nei giorni scorsi sul corpo dell’uomo (deceduto per probabile annegamento).
Da quanto appreso, da un primo esame della salma non sarebbero emersi evidenti segni di violenza, anche se in Procura parlano di «vicenda delicata».
Gli unici punti fermi, a oggi, sono due. Il primo: l’operaio 37enne di Nus la sera del 23 dicembre scorso scese a Torino per dirigersi in «ambienti frequentati in passato», così come anticipato da Gazzetta Matin sul numero del 19 gennaio scorso, in qualche modo legati alla decisione di disporre anche esami tossicologici sui tessuti prelevati dalla salma.
Il secondo: a tentare i cinque prelievi col bancomat di Alessandro Rovesta, tra le 11 e le 17 del 24 dicembre, vigilia di Natale, non fu il giovane originario di Legnago, in provincia di Verona, motivo per cui sono gli stessi inquirenti che – di riflesso – non escludono che Rovesta a quell’ora fosse già morto.
Cosa possa essergli accaduto a Torino, però, è ancora tutto da scoprire, col fascicolo sul suo decesso che da Aosta – in cui era stato aperto un fascicolo «per persona scomparsa» – è passato a Torino: il caso è stato affidato al sostituto procuratore Laura Ruffino.
Il corpo dell’operaio 37enne di Nus, di cui non si avevano più notizie dalla sera del 23 dicembre scorso, venne ripescato il 19 gennaio da Vigili del Fuoco e Polizia nella diga del Pascolo, in fondo a corso Casale, alla periferia est di Torino, nella riserva del Meisino.
L’identificazione del corpo – effettuato qualche giorno dopo dall’ex compagna, con la quale aveva avuto una figlia di 4 anni – levò ogni dubbio su quella salma recuperata in pessimo stato di conservazione, con pochi indumenti e senza documenti addosso.
Sin dal principio per i Carabinieri si trattò di un «allontanamento volontario» verso Torino, anche sulla base delle intenzioni che lo stesso Rovesta espresse all’ex compagna la sera stessa del suo allontanamento, volontà che avrebbe anche scatenato una discussione tra i due.
L’ultimo indizio è costituito da cinque tentativi di prelievo non andati a buon fine per codice pin errato in più sportelli bancomat nel capoluogo piemontese, operazioni che – secondo gli inquirenti – non furono tentate da Rovesta.
Su chi sia stato, però, vige a oggi il buio più assoluto, considerato che la denuncia di scomparsa dell’uomo fu presentata ai Carabinieri «quando erano ormai trascorse più di 48 ore» dall’allontanamento, quindi nessun filmato utile fu estrapolato a fini investigativi dagli impianti di videosorveglianza installati in quelle zone.
Alessandro Rovesta aveva la patente sospesa, motivo per cui raggiunse Torino molto probabilmente in treno la sera stessa del 23 dicembre, dopo avere ritirato 500 euro da uno sportello bancomat di piazza Chanoux, in centro ad Aosta.
(pa.ba.)