Libertà
Circa 200 persone – Je suis Charlie – (300 vengono indicate da un comunicato dell’Apf) si sono raccolte domenica 11 in piazza Chanoux, ad Aosta, intorno a una grande matita per esprimere solidarietà alle vittime di Parigi e sostenere la libertà di pensiero.
Pochi, per la verità, le persone di fede musulmana presenti, anche se qualcuno ha fatto sentire la sua voce.
In un’intervista a Gazzetta Matin (lunedì 12 gennaio a pagina 3) Mohamed Chaid, presidente della Lega islamica della Valle d’Aosta, prende le distanze da quanto avvenuto in Francia e dalla violenza di “persone deviate”, come definisce i terroristi e l’Isis. E ci mancherebbe, aggiungo io. Per i musulmani in Valle, perlopiù integrati (dice sempre Chaib), i terroristi sono i primi nemici dell’Islam. I terroristi sono i nemici di chiunque, aggiungo. E vanno combattuti. Come? Se è vero che violenza chiama violenza, allora è altrettanto vero che i milioni di persone in corteo in Francia e nel mondo hanno inviato un segnale chiaro e forte: la nostra libertà non si tocca, perché l’abbiamo conquistata con tanti sacrifici. E per libertà intendo non solo quella di pensiero – che per il mestiere che faccio è un principio – ma quella di culto, quella di poter vivere come meglio credo. Ovviamente nel rispetto di quelle regole civili che ci siamo dati con le carte costituzionali.