Minaccia shock all’ex compagna: «Ammazzo tua figlia pur di togliertela», condannato
Nel pomeriggio del 5 febbraio scorso aveva telefonato all’amica della sua ex compagna, «riferendole che avrebbe ucciso la figlia piuttosto che lasciarla alla madre», si legge nel capo di imputazione.
Per questo fatto il giudice monocratico del Tribunale di Aosta, Marco Tornatore, questa mattina ha condannato Artit Cupi, trentenne albanese, a 45 giorni di reclusione – con relativa revoca della sospensione condizionale della pena – e al pagamento alla parte civile di una provvisionale immediatamente esecutiva di 4.000 euro (la restante parte del danno dovrà essere valutato in un separato giudizio civile).
Una telefonata dai toni shock, quella riferita nella precedente udienza dalla stessa persona offesa, toni in qualche modo smorzati stamane dalla testimonianza dell’amica dell’ex compagna, tanto da indurre il pm Daniela Isaia – che aveva chiesto la condanna dell’imputato a un anno di carcere – a definire quello dell’amica un «faticoso contributo» per via dei diversi «non ricordo per filo e per segno la telefonata» che ha spinto il legale di Artit Cupi, l’avvocato Davide Meloni di Aosta, ad affermare: «Le minacce specifiche alla figlia e alla compagna riferite da quest’ultima nella precedente udienza, sono state smentite dalla teste odierna, motivo per cui chiedo l’assoluzione del mio assistito».
Artit Cupi – secondo quanto sostenuto in aula dall’amica della persona offesa – il giorno della telefonata sarebbe stato ad Aosta nonostante un provvedimento di espulsione spiccato a suo carico, mentre la ragazza – insieme alla figlia – fu costretta a fare il suo ingresso nella struttura protetta segreta ‘L’Arcolaio’ «con tutta una serie di prescrizioni e di limitazioni della sua libertà personale», ha spiegato il legale di parte civile, l’avvocato Oliviero Guichardaz di Aosta, durante le sue richieste risarcitorie.
(pa.ba.)