Calunniò l’assicuratore per il quale collaborava, condannata ex insegnante di Châtillon
«Con le sue dichiarazioni l’imputata ha firmato la sua condanna, arrivando a negare l’evidenza, raggiungendo l’evidenza della falsità delle sue dichiarazioni».
Così questa mattina – giovedì – il pm Daniela Isaia ha terminato la requisitoria del processo celebrato davanti al giudice monocratico del Tribunale di Aosta, Marco Tornatore, nei confronti di Maria Teresa Broglio, 78 anni di Châtillon, condannata per calunnia a un anno e 4 mesi (pena sospesa) e al riconoscimento di una provvisionale di 10.000 euro alla persona offesa.
I fatti contestati dalla Procura della Repubblica di Aosta risalgono agli anni tra il 2005 e il 2007, quando la donna aveva un «rapporto di collaborazione come segnalatrice di possibili clienti» con l’assicuratore Bruno Chatrian della Fondiaria Sai, costituitosi parte civile nel processo e rappresentato dall’avvocato Claudio Soro del foro di Aosta.
Broglio, ex insegnante in pensione, «profonda conoscitrice del tessuto economico-sociale della zona di Châtillon per via del suo trascorso da insegnante», ha spiegato in aula l’avvocato Soro, un giorno venne interessata da un controllo dell’Agenzia delle Entrate, che – nell’ambito di un accertamento avviato a carico dell’assicuratore Chatrian – le chiese conto di tre fatture di pagamento (dell’11 giugno 2004, dell’8 luglio 2005 e del 3 maggio 2006) da lei firmate.
A quel punto, forse spaventata dalle possibili conseguenze che avrebbero potuto scaturire da tale controllo, la donna – secondo quanto emerso in dibattimento – avrebbe affermato di non aver mai firmato quelle quietanze di pagamento.
«Io non ho mai lavorato per lui, non ho mai fatto niente per il signor Chatrian, non ho mai ricevuto da lui alcun compenso», ha dichiarato in aula questa mattina l’imputata.
Dichiarazioni «smentite dalla perizia calligrafica che ha certificato come quelle firme apposte sulle fatture fossero originali», ha precisato l’avvocato di parte civile, mentre la linea adottata dalla difesa è stata quella di fare passare quelle firme come carpite con l’inganno alla signora e poi riportate su documenti come fatture e ricevute bancarie.
«Il quadro probatorio appare contraddittorio in quanto tutti i testimoni sentiti hanno ricordato di aver conosciuto Chatrian e non la signora Broglio» nell’ambito delle attività propedeutiche alla stipula di polizze assicurative, ha spiegato nel corso della sua arringa l’avvocato difensore Nicola Bonino di Torino, che ha poi concluso: «Nel fascicolo non vi è nemmeno traccia del contratto firmato dalla mia assistita».
Una linea, quella difensiva, che non ha convinto il giudice, nonostante all’imputata siano stati ‘scontati’ 8 mesi rispetto alla richiesta del pm, che aveva chiesto una condanna a due anni di reclusione.
(pa.ba.)