“Buona scuola”, mille insegnanti valdostani dicono «no» alla riforma del governo Renzi
Mille insegnanti valdostani dicono «no» al documento la “Buona scuola” proposto dal governo Renzi. Sei capitoli di riforma, presentata venerdì 17 ad Aosta dal capo dipartimento per l’istruzione del Ministero, Luciano Chiappetta nei quali per le organizzazioni sindacali della scuola valdostana, riunite per la quasi totalità «non si parla né di alunni né di bambini e ragazzi e non si comprende quale riflesione pedagogica sia l’ispiratrice del documento».
«Al termine di quindici giorni di assemblee per analizzare il documento il mondo della scuola chiede l’apertura di un tavolo di confronto – ha detto ieri Alessandro Celi (Snals)in conferenza stampa al Convitto regionale Federico Chabod -, perché sono troppi i punti lacunosi. Chiediamo l’immediata riapertura del contratto nazionale di lavoro fermo dal 2009, con il blocco progressivo della carriera, situazione questa che sta diventando ogni giorno più pesante per i lavoratori».
«Uno dei timori più grossi – ha detto Alessaia Demé del Savt Ecole – è quello di dover diventare dei viaggiatori per poter fare carriera. Rispetto alla formazione e al merito siamo tutti d’accordo, anche se bisognerà vedere chi dovrà pagare e come sarà effettuata la valutazione, ma per quanto riguarda la questione della mobilità no».
Per Katia Foletto (Cigl) le 150 mila assunzioni annunciate dal governo sono solo uno slogan. Degli 800 mila docenti che lavorano, 120 mila sono precari, quindi queste 150 mila assunzioni serviranno solo a coprire i buchi».
Gli insegnanti, che manifesteranno a Roma l’8 novembre, sostengomo che la “Buona scuola” «manca di un progetto didattico». E dicono chiaramente: «prima il progetto e poi parliamo di contratto».
(l.m.)