Tragedia in Nepal, parla Adriano Favre: «Nessuna comunicazione di allerta meteo da parte delle autorità nepalesi»
Sono in attesa di un elicottero che li possa evacuare dal campo base posto a circa 5.000 metri di quota, nel nord del Nepal, ai piedi dell’Annapurna, il direttore del Soccorso alpino valdostano, Adriano Favre, suo figlio Yannick, la signora che gestisce il rifugio Ferraro in val d’Ayas, Fausta Bo, e l’alpinista romano Massimo Merlini.
La spedizione italiana, la cui meta erano i 6.920 metri del Tukuche Peak (FOTO), vetta a metà strada tra il Dhaulagiri e l’Annapurna, è costretta ormai da quasi 24 ore all’interno delle tende del campo base, dopo che nella zona si è abbattuta una nevicata dall’intensità eccezionale: 30 ore consecutive di bufera, per un metro e 20 centimetri di neve assestata al suolo, che hanno di fatto provocato la caduta di diverse valanghe che – secondo informazioni «frammentarie» – avrebbero provocato «una cinquantina» di morti, praticamente il doppio rispetto ai 24 di cui fonti nepalesi avevano dato notizia ieri sera, mercoledì.
Tra di loro numerosissimi trekker, alcuni dei quali soccorsi e portati in salvo al campo base dagli stessi alpinisti italiani, che sono stati sorpresi durante la loro marcia dalla bufera che «non era prevista», ha dichiarato il direttore del Soccorso alpino valdostano, Adriano Favre, che dal campo base dove si trova tuttora insieme ai suoi compagni di spedizione, tutti in buone condizioni e in attesa del loro turno in elicottero per poter lasciare la zona, ha aggiunto: «L’altro giorno, notando il rapido cambiamento delle condizioni meteo, abbiamo capito che avrebbe nevicato, il fatto è che nessuno penso si aspettasse una nevicata di tale portata e intensità, credo nemmeno qui a Kathmandu (la capitale del Nepal, ndr), motivo per cui nessuna comunicazione in tal senso è stata diramata dalle autorità nepalesi».
(pa.ba.)