Un sistema che va cambiato
Mentre in Consiglio Valle si consumava il dramma personale (di padre) e politico dell’assessore Mauro Baccega (che è scoppiato in lacrime e ha lasciato l’aula per qualche istante) per la consulenza al Casinò del figlio Giovanni (un grafico) ottenuta, caso vuole, con il papà assessore con delega alla Casa da gioco di Saint-Vincent, dai banchi dell’opposizione, come ovvio, c’è stato il tentativo (fallito) di far cadere l’assessore. Il dibattito politico è stato incentrato su concetti quali etica e morale. Concetti che, per la verità – essendo l’aula per un terzo indagata per peculato e finanziamento illecito dei partiti – ha lasciato qualche perplessità, purtroppo solo tra il pubblico, i giornalisti e il popolo della rete, che con tweet e su facebook ha espresso tutto il suo disappunto.
Laurent Viérin (Uvp) ha parlato, giustamente, di un sistema che va cambiato. Ma ecco un tweet che gli consiglia di chiedere a suo padre (l’ex presidente della Regione, Dino) quante persone ha fatto assumere al Casinò. Raimondo Donzel (Pd) e Albert Chatrian (Alpe) hanno puntato il dito, a ragione, sull’assenza di trasparenza. Ma ecco che presto arrivano i commenti: “ma come, parlano proprio loro di trasparenza?” Due consiglieri sui tre del Pd sono indagati, così come tre su cinque di Alpe.
Parole sacrosante anche quelle pronunciate, in modo accorato, da Elso Gerandin, anche se poi i commenti tra i giornalisti presenti sono stati: “ma la figlia dell’ex presidende del Celva che lavoro fa?”
Poco prima del voto in aula sulla risoluzione che invitava l’assessore a dimettersi ha parlato Roberto Cognetta (M5S), uno dei pochi a mio avviso “titolato” a farlo. Cognetta ha ricordato il suo recente passato di disoccupato con tre figli e la difficoltà di trovare un impiego. Ha ricordato la difficoltà di una figlia a trovare un lavoro senza il ricorsoa scorciatoie. Ha fotografato perfettamente il sistema, perlopiù italiano, dove se sei parente di, amico di o portatori di voti a… ha possibilità di ottenere qualcosa.
Un sistema che va cambiato. Ma per cambiarlo bisogna cambiare cultura, che deve diventare quella della legalità e del rispetto dell’etica e soprattutto della persona. Ecco perché Mauro Baccega avrebbe dovuto, invece che rinunciare solo alla delega sul Casinò, lasciare anche la poltrona di assessore. Una poltrona che dà visibilità, che garantisce uno stipendio di circa 10 mila euro al mese, ma che chiede capacità, sobrietà e trasparenza. Baccega lascia ombre. E la maggioranza regionale, nel difenderlo, si è arrampicata sui vetri.
Niente di personale, ma l’assessore avrebbe dovuto dimettersi invece che incassare da una parte la fiducia dei suoi, ma dall’altra le bordate dei colleghi e l’irritazione dei cittadini.