Spese della politica: dai pranzi a 80 euro alla spesa al mercato
Dagli ottanta euro per un pranzo con mazzancolle a Roma, alla spesa al mercato settimanale per le anguriate di quartiere. Tanti generi alimentari tra le spese che i politici hanno fatto tra il 2009 e il 2012 con i contributi destinati all’attività istituzionale del gruppi consiliari, «contributi utilizzati per finanziare l’attività del partito o per fini personali e non per qualcosa che dev’essere di tutti» ha precisato il procuratore Marilinda Mineccia.
Nell’elenco messo assieme dalla procura e dalla guardia di finanza figurano 1.300 euro per strenne natalizie (cioccolatini, panettoni e biglietti di auguri), oltre 1500 euro in tre anni per mimose, 700 euro spesi in gioielleria per vasi e cornici.
E poi ancora prodotti tipici, grolle, regali di nozze, omaggi a persone che lavorano nei partiti o a semplici cittadini, motorini acquistati come premi per lotterie, viaggi a Roma, Bruxelles e in Inghilterra, abbigliamento sportivo tecnico, donazioni benefiche, libri, carne di capra, «attività che esulano, a mio avviso, dall’attività dei gruppi consiliari» commenta Mineccia.
«Pensavamo di trovare operazioni circoscritte – spiega il maresciallo dell’aliquota della guardia di finanza, Pasquale Giordano – ma sui conti correnti dei gruppi sembrava che fossero delle aziende a movimentare i soldi più che gruppi politici».
«Se hanno sbagliato e dovranno restituire – conclude il procuratore Mineccia – l’importante è prendere coscienza che anche qui, come a livello nazionale, qualcosa che non va c’è».
(er.da.)