Agroalimentare: Coldiretti al Brennero «per difendere il made in Italy»
Ieri, mercoledì 4 al Brennero, oggi davanti a Montecitorio, con i maiali «per chiedere al Parlamento di adottarli, per salvare le stalle italiane visto che solo nell’ultimo anno, nel bel Paese, sono scomparsi 615 mila maiali, ‘sfrattati’ dalle importazioni dall’estero per realizzare falsi salumi italiani di bassa qualità».
E’ la mobilitazione di Coldiretti ‘La battaglia di Natale: scegli l’Italia’, attraverso la quale agricoltori e allevatori sono scesi in piazza a difesa del Made in Italy; ieri, al valico del Brennero, il 27% dei 170 tir fermati aveva nel carico finti prodotti alimentari made in Italy, dal latte, passando per le patate, le cosce di suino destinate a diventare prosciutto, ma anche grano duro e persino albume d’uovo.
Ieri, mercoledì, al valico del Brennero, c’era anche una folta comitiva in rappresentanza della Coldiretti valdostana; una cinquantina di persone, in testa il presidente della Coldiretti Giuseppe Balicco e il direttore Ezio Mossoni. «Si è trattato di una mobilitazione concordata con le Forze dell’Ordine durante la quale Polizia di Stato, Carabinieri dei NAS e Guardia di Finanza hanno effettuato controlli e fermato mezzi. Tra i tir fermati abbiamo trovato camion con mozzarella e semilavorato tipo pasta filata che arrivano dalla Polonia, patate provenienti dalla Germania, già etichettate da azienda di Palermo e anche del grano duro proveniente dalla Germania destinato alla produzione di pasta» – spiega.
Si è scelto il valico del Brennero perchè è da lì che transita la maggior parte dei flussi delle importazioni dei prodotti suinicoli, soprattutto cosce di maiale. Le anomalie nel settore delle carni suine sono enormi; sono oltre 26 mila gli allevamenti, soprattutto nel Nord Italia eppure due prosciutti su tre consumati in Italia provengono dall’estero, Germania, Olanda, Francia, Spagna e Danimarca.
«Non solo carne suina – spiega il direttore di Coldiretti – è stata una manifestazione a difesa di tutto il made in Italy innanzi a una situazione che danneggia le imprese agricole, induce in inganno il consumatore e vanifica gli sforzi del Paese per uscire dalla crisi, aumentando la disoccupazione. Noi, in Valle, non abbiamo allevamento di suini a rischio, ma abbiamo due DOP da proteggere, Jambon de Bosses e lardo di Arnad».
Le questioni della tracciabilità e dell’etichettatura sono ancora nervi scoperti; «in ogni Paese nei quali entrano, questi prodotti si rifanno una nuova verginità – commenta Ezio Mossoni – e questo, lo dico con grande amarezza, rimanendo nel solco della legalità, perche èr l’Unione Europea queste pratiche sono ammesse. La legge permette di secretare i dati delle importazioni; dall’Agenzia delle Entrate, si possono conoscere esclusivamente le quantità, dove vanno le merci, dove e come vengono lavorate sono considerati dati non rivelabili. Non siamo qui a chiedere l’embargo per alcun prodotti ma non possiamo accettare che prodotti stranieri arrivino in Italia e diventino italiani, spesse volte con etichette ingannevoli che richiamano il Tricolore o l’azzurro della Nazionale di calcio o altri loghi o disegni discutibili, il disegno del Vesuvio sulle finte mozzarelle, per fare un esempio».
«Questa mancanza di trasparenza sull’origine degli alimenti danneggia il mercato, fa concorrenza sleale alle aziende che a fatica reggono l’impatto della crisi, senza pensare alla qualità dei prodotti che portiamo ogni giorno sulle nostre tavole – conclude Mossoni – ecco perchè ci battiamo a tutela del made in Italy e perchè nell’etichetta sia indicata la provenienza dei prodotti alimentari. Poi, sarà il consumatore a fare la sua scelta».
Nella foto, una parte della delegazione valdostana ieri al valico del Brennero.
(cinzia timpano)