Affidamento dei lavori, “sulle regole della trasparenza nessuna interpretazione”
L’opposizione in Consiglio regionale ha ritirato una mozione che mirava all’estensione alle società controllate o partecipate dalla Regione delle stesse norme vigenti per la pubblica amministrazione per l’affidamento dei lavori e per l’individuazione dei criteri di selezione delle ditte, poiché la questione sarà approfondita dalla Seconda commissione consiliare allargata ai capigruppo consiliari. A ritiro si è arrivati su invito del presidente della commissione stessa, Leonardo La Torre (UV), il quale asserendo che “la Valle d’Aosta non può essere come il Far West, terra di conquista di imprese di fuori Valle”, aveva chiesto che l’importante tema “non si risolvesse con un sì o con un no in sede di votazione”.
Il Consigliere Roberto Cognetta (M5S), illustrando i contenuti dell’iniziativa, ha evidenziato che “il vasto panorama di società partecipate e controllate dalla Regione in particolare il gruppo CVA, il Casinò de la Vallée, Vallée d’Aoste Structure o di realtà come il Forte di Bard e l’Office du tourisme rappresenta in termini di acquisto di beni e servizi una importante opportunità per l’indotto locale. Abbiamo accertato che numerose imprese, pur operando in ambito locale e pur avendo le competenze e i requisiti necessari, non vengono invitate a nessuna gara indetta da tali società. Visto anche il momento di difficoltà economica, riteniamo che le società a prevalente o a totale partecipazione pubblica, pur avendo una veste giuridica privatistica, dovrebbero perseguire interessi generali e svolgere funzioni di natura pubblicistica, garantendo i principi di economicità e trasparenza nel loro operato oltre che uguale trattamento alle imprese locali”.
Il Consigliere Albert Chatrian (Alpe) ha definito “il problema molto grave e strutturale, considerati i grandi flussi di denaro pubblico immessi nel comparto e i conseguenti impatti sull’economia locale. Noi crediamo che sia giunta l’ora di invertire la rotta per azzerare le ingiustizie nei confronti degli imprenditori locali completamente esclusi”.
Per il Consigliere Jean-Pierre Guichardaz (PD-SinistraVdA) “la trasparenza è un interesse di tutti noi che rappresentiamo tutti i cittadini. Cosa direbbe una pubblica amministrazione se vedesse che una controllata spende oltre 400 mila per euro per servizi di taxi, 1 milione 300 euro per la fornitura di pasti, 30 milioni di euro per un generico “dialogo competitivo”? Perché per le società in house, partecipate e controllate non si applicano le disposizioni previste dal codice degli appalti?”.
Il Consigliere Laurent Viérin (UVP) ha sottolineato che “la riflessione si è aperta con questo momento di crisi economica, la quale ha accentuato la lente di ingrandimento sulle società partecipate. In particolare sui manager di questo mondo parallelo, dai quali non è arrivato nessun segnale di sacrificio: essi continuano a percepire gli stessi emolumenti e sui quali forse è giunta l’ora di intervenire. Ma la lente è focalizzata anche sulla necessità di regole certe e di trasparenza”.
Per Leonardo La Torre (UV) “L’opposizione in Consiglio regionale ha ritirato una mozione che mirava all’estensione alle società controllate o partecipate dalla Regione delle stesse norme vigenti per la pubblica amministrazione per l’affidamento dei lavori e per l’individuazione dei criteri di selezione delle ditte, poiché la questione sarà approfondita dalla Seconda commissione consiliare allargata ai capigruppo consiliari. A ritiro si è arrivati su invito del presidente della commissione stessa, Leonardo La Torre (UV), il quale asserendo che “la Valle d’Aosta non può essere come il Far West, terra di conquista di imprese di fuori Valle”, aveva chiesto che l’importante tema “non si risolvesse con un sì o con un no in sede di votazione”.
Il Consigliere Roberto Cognetta (M5S), illustrando i contenuti dell’iniziativa, ha evidenziato che “il vasto panorama di società partecipate e controllate dalla Regione in particolare il gruppo CVA, il Casinò de la Vallée, Vallée d’Aoste Structure o di realtà come il Forte di Bard e l’Office du tourisme rappresenta in termini di acquisto di beni e servizi una importante opportunità per l’indotto locale. Abbiamo accertato che numerose imprese, pur operando in ambito locale e pur avendo le competenze e i requisiti necessari, non vengono invitate a nessuna gara indetta da tali società. Visto anche il momento di difficoltà economica, riteniamo che le società a prevalente o a totale partecipazione pubblica, pur avendo una veste giuridica privatistica, dovrebbero perseguire interessi generali e svolgere funzioni di natura pubblicistica, garantendo i principi di economicità e trasparenza nel loro operato oltre che uguale trattamento alle imprese locali”.
Il Consigliere Albert Chatrian (Alpe) ha definito “il problema molto grave e strutturale, considerati i grandi flussi di denaro pubblico immessi nel comparto e i conseguenti impatti sull’economia locale. Noi crediamo che sia giunta l’ora di invertire la rotta per azzerare le ingiustizie nei confronti degli imprenditori locali completamente esclusi”.
Per il Consigliere Jean-Pierre Guichardaz (PD-SinistraVdA) “la trasparenza è un interesse di tutti noi che rappresentiamo tutti i cittadini. Cosa direbbe una pubblica amministrazione se vedesse che una controllata spende oltre 400 mila per euro per servizi di taxi, 1 milione 300 euro per la fornitura di pasti, 30 milioni di euro per un generico “dialogo competitivo”? Perché per le società in house, partecipate e controllate non si applicano le disposizioni previste dal codice degli appalti?”.
Il Consigliere Laurent Viérin (UVP) ha sottolineato che “la riflessione si è aperta con questo momento di crisi economica, la quale ha accentuato la lente di ingrandimento sulle società partecipate. In particolare sui manager di questo mondo parallelo, dai quali non è arrivato nessun segnale di sacrificio: essi continuano a percepire gli stessi emolumenti e sui quali forse è giunta l’ora di intervenire. Ma la lente è focalizzata anche sulla necessità di regole certe e di trasparenza”.
Condivide Leonardo La Torre (UV), per il quale “sulle regole della trasparenza non ci devono essere interpretazioni, perché è su questo che si basa lo stato di diritto”.
(l.m.)