Ercolini: «anacronistico parlare di inceneritori»
«Nel cassonetto cè una miniera urbana». Ha un suono affascinante lalternativa raccontata da Rossano Ercolini, co-coordinatore di ‘Zero waste Italy’ e responsabile del Centro di ricerca rifiuti zero del comune di Capannori, ospite venerdì scorso alla biblioteca di viale Europa.
Raccolta differenziata, raccolta porta a porta, compostaggio, riciclaggio, centro riparazione e riuso, iniziative di riduzione dei rifiuti, incentivi economici, recupero e separazione dei residui e centro ricerca, migliore progettazione industriale sono i nove passi per una corretta gestione del ciclo dei rifiuti. Scopo: arrivare, entro il 2020, ad azzerare il bisogno di discariche e a farsi carico «dalla culla alla tomba, o, meglio, dalla culla alla culla» dei rifiuti.
«Il residuo non è altro che un errore di progettazione industriale»; insomma, se non puoi smaltirlo, non devi costruirlo.
In questo senso la crisi attuale ha qualcosa da insegnarci: basta con la ‘INciviltà dellusa e getta’, sul monouso. «Lurgenza di questo problema si vede dalle isole di plastica nel pacifico, a San Diego; i pesci scambiano i polimeri per plancton e lo mangiano. Persino le multinazionali della costa sono in allerta».
Le alternative virtuose abbondano: Capannori, comune dorigine di Ercolini, con i suoi 46.400 abitanti ne è un esempio. La raccolta differenziata è all80% e, soprattutto, si è ridotta dal 2005 al 2012 del 35% la produzione di rifiuti. Il sistema di tassazione (meno produci rifiuti, meno paghi) incentiva le buone pratiche. Impianti maturi sono in grado di recuperare e stabilizzare fino al 70-75% di materiali sfuggiti nella fase di raccolta porta a porta. «Allinizio i cittadini brontolano; ma ora il 90% dei cittadini di Capannori è orgogliosa del sistema e si sente coinvolta in un sistema».
Al centro di ricerca rifiuti – di cui fa parte Ercolini – spetta poi di visionare i lotti di residuo per capire dove intervenire, anche a livello di produzione. «Abbiamo un budget quasi ridicolo 20 mila euro in tre anni; questo ci obbliga ad efficacia ed efficienza». Due i fronti: iniziative di riduzione rifiuti ad esempio con i distributori di latte, negozi per distribuzione alla spina, sostituzione di stoviglie di plastica con vetro e ceramica nelle mense scolastiche e riprogettazione a monte. Da una lettera alla Lavazza, nata proprio dal centro di ricerca per lelevato tasso di cialde di plastica per le macchine da caffè nei rifiuti, è nata la progettazione della eco-capsula, riutilizzabile 100 volte e poi riciclabile come imballaggio.
Infine il Centro di riparazione e riuso, per tutto quanto viene buttato ma ancora può funzionare. Anche albergatori e imprenditori sono sensibili alla novità. A Marzabotto un imprenditore ha allestito un impianto per lo smontaggio e il recupero di alluminio, rame («loro rosso dei nostri tempi»), vetro e terre rare dalle carcasse di lavatrici. «Si tratta di macroeconomia. Per questo chi parla di inceneritori è anacronistico: non possiamo incenerire i materiali!». Lultimo consiglio, dato in apertura e ribadito alla fine: «Portate a livello nazionale e europeo quanto sta accadendo qui. Se voi glielo permettete, altri saranno più deboli. Se una comunità fa qualcosa, dà un contributo generale e più ampio a tutte le altre».
(miriam begliuomini)