Se il fondo del barile e’ stato raschiato
Gli italiani in questi anni di crisi hanno imparato – e a convivere – molti termini economici. Siamo passati rapidamente dal titoli subprime americani (i titoli spazzatura) che hanno fatto crollare i mercati occidentali allo spread bund – btp (il differenziale di rendimento tra i titoli di stato tedeschi quelli italiani), che ha provocato le dimissioni del governo Berlusconi, fino alla Spending rewiew (rivisitazione della spesa), uno dei tanti provvedimenti un governo tecnico, quello del professor Monti, che ha sollevato proteste di molti ma non di tutti. Non di tutti, perché al momento a essere colpiti dalla mannaia sono solo i più piccoli: cittadini, regioni ed enti locali.
Già , regioni e comuni, ai quali si chiedono ulteriori sacrifici laddove si sta già rischiando il fondo del barile. Ulteriori minori risorse si produrranno necessariamente in tagli ai servizi. E tagliare i servizi significa penalizzare ulteriormente i cittadini.
Gli italiani hanno capito che questi sono anni di sacrifici, ma proprio perché ne hanno preso coscienza, chiedono che a farli siano tutti.
Il neo ministro all’Economia, Grilli, ha detto che per non aumentare di due punti percentuali l’Iva nel 2013 servono altri 6 miliardi. Bene: che questi miliardi non vengano cercati nelle tasche dei cittadini o in quelle dei più piccoli livelli di governo, perché ne quelle tasche sono vuote. Dove allora? Dalla vendita del patrimonio immobiliare dello Stato, dalla caccia all’evasione fiscale, da una bella cura dimagrante dei ministeri e delle partecipate dove siedono 33 mila cda composti spesso da professionisti esperti sì, ma anche attempati, che potrebbero lasciare (e dovrebbero) il posto a giovani magari meno esperti, ma senza dubbio più dinamici e dal graduale disarmo. Mi chiedo – e spero ve lo chiediamo anche voi – a quale pro l’acquisto di nuovi aerei da combattimento?