L’addio ad Andrea Brunod; «ciao pantera»
Il casco nero è poggiato sulla bara, vicino a un cuscino di lisianthus bianchi e rose rosse. Tanti amici indossano una maglietta bianca, il logo della Parigi Dakar – il sogno di Andrea – dietro, il 22, il suo numero in gara. C’erano tanti motociclisti al cimitero di Aosta a salutare Andrea Brunod, 41 anni di Aosta, scomparso domenica scorsa in Polonia, durante la quarta prova di un rally al quale partecipava. Affranta la giovane e bellissima ragazza, Wassila, che solo sei mesi fa era diventata sua moglie, sorretta dalle amiche. La cerimonia funebre è stata celebrata con rito islamico; il celebrante ha recitato una preghiera, poi a nome della comunità islamica ha porto le condoglianze ai familiari, chiedendo ad Allah «che vuol dire Dio» – ha precisato – misericordia per il fratello Andrea.
Prima della sepoltura, tanti motociclisti hanno dato gas alle loro potenti moto, il modo migliore per omaggiare la passione di Andrea. «Sei stato il primo a esplorare nuovi mondi e nuove strade. Forse sei andato via a scoprire nuovi sentieri (…) ciao Andre» – hanno scritto gli amici su un bel poster che ritrae Andrea in moto, nel deserto.
(cinzia timpano)