Cioccolato VdA: «Cerchiamo partner che acquisti le quote»
Il presidente Ertugrul Selcuk ribatte alle accuse mosse la scorsa settimana da sindacati e governo regionale
Continua la querelle legata a Cioccolato VdA. A una settimana dall’allarme lanciato dal Savt, che aveva denunciato la «situazione drammatica per i dipendenti, nonostante il finanziamento di 4 milioni di euro della Finaosta per il rilancio aziendale».
La difesa
A ribattere alle accuse ci prova il presidente della società , Ertugrul Selcuk, che sottolinea come, «contrariamente a quanto pubblicato» l’azienda non avrebbe «percepito dei contributi, ma bensì dei mutui da parte della Finaosta S.p.A.». Secondo il patron della Cioccolato Valle d’Aosta srl. il prestito sarebbe «stato utilizzato nella sua interezza per l’acquisto del capannone e degli impianti».
Soldi alla Feletti 1882
I 4 milioni, invece, sarebbero «stati versati alla parte venditrice, la Feletti 1882, che si trovava in stato di liquidazione». Selcuk precisa «inoltre che l’importo finanziato non rappresentava l’intera quota di vendita, ma bensì, una quota è stata versata direttamente dai soci».
«Impianti obsoleti»
La difesa del presidente continua a tutto campo: «A seguito dell’acquisto – sottolinea -, gli impianti e i macchinari presenti si sono rivelati più obsoleti di quanto già rilevato in sede di verifica» fatto che avrebbe «comportato problemi di funzionamento e oneri aggiuntivi di manutenzione inattesi di cui si sono fatti carico i soci con patrimonio proprio». Questi lavori, insieme alla messa a norma «della struttura, dei macchinari, il conseguimento delle certificazioni e delle licenze obbligatorie hanno fatto sì che si generassero dei ritardi nell’inizio attività».
Crisi economica
L’azienda evidenzia poi le difficoltà «ad affrontare la crisi economica che ha colpito i mercati esteri di destinazione, in particolar modo quello turco», condizione che ha portato «perdite non sanate dai ricavi generati dalle vendite locali».
Nonostante tutto «i soci hanno continuato a pagare regolarmente gli stipendi ai dipendenti fino al mese di giugno 2018». I versamenti dei soci risalirebbero «a circa 1.700.000 euro».
Serve un partner
La conclusione è una sorta di appello: «Gli amministratori sono impegnati nella ricerca di un partner che subentri nella società attraverso l’acquisto delle quote in modo da poter estinguere i debiti sin qui creati. Si auspica di arrivare a una soluzione in tempi rapidi» conclude il presidente Ertugrul Selcuk.
(al.bi.)